Il progetto "Phenix": l'informatizzazione della giustizia belga

Gli anni novanta sono stati un punto di svolta per la giustizia belga. Nel 1996, il noto caso Dutroux ha indotto 300.000 dimostranti ad esigere una giustizia più umana e soprattutto più efficiente. Era infatti molto sentito il problema dell’inerzia nel sistema giudiziario, non solo nei casi di natura criminale ma anche per quanto riguardava il processo civile. Si avvertiva dunque l'esigenza di una consistente riforma.[1]

1. La situazione prima di Phenix
                                            
Già negli anni novanta le applicazioni informatico-giuridiche esistevano ed erano in funzionare, ma il livello di qualità non era sufficiente ad assicurare l’efficienza necessaria. Nonostante questo riuscivano comunque a garantire una migliore gestione degli affari e delle attività, seppure soltanto a livello locale. Il problema sostanziale era l’assoluta incompatibilità dei sistemi e la gestione effettuata meramente a livello locale. Di conseguenza, per condividere un documento tra due sistemi diversi, era sempre necessario copiare manualmente l’intero testo.
[2] Il giudice poteva redigere le sue sentenze con il computer, ma il cancelliere doveva necessariamente digitarle a mano per poterle poi inserire nel sistema. Venivano utilizzati non meno di tredici sistemi diversi, che però erano incompatibili tra loro. Questo implicava quindi l’esistenza di tredici ‘helpdesk’ diversi, tredici maniere di uso diverse e tredici procedure di manutenzione diverse.[3]

La maggior parte dei fascicoli era in forma cartacea, cosicché un avvocato doveva recarsi in cancelleria di persona, rispettando l’orario di apertura, per depositare un atto o consultare i propri fascicoli. Divenne necessario ed urgente modificare questa situazione.

2. Lo scopo di Phenix

Nel settembre del 2000 è stato presentato il progetto Phenix. Tale progetto aveva quattro scopi: lo scambio di dati tra le corti e i tribunali, lo scambio di dati con terzi (avvocati, notai e cittadini), la disposizione di dati statistici e l’archiviazione e la creazione del fascicolo informatico, usando la registrazione e la deposizione online.[4]

Nel progetto di informatizzazione della giustizia era essenziale che le tredici applicazioni fossero centralizzate in una sola. Il sistema Phenix, infatti, era integralmente centralizzato; ogni tribunale era connesso al sistema, qualunque fosse il livello o il tipo di corte. Venne così creato un unico sistema nazionale gestito da un solo organo.

Essenziale per il successo del progetto era inoltre l’introduzione del fascicolo informatico, che serviva a contenere i documenti informatici, giuridicamente intesi come “la rappresentazione informatica di fatti o atti giuridicamente rilevanti.”[5]  Il principio di base del progetto è che ogni atto di procedura deve essere creato, depositato, comunicato e conservato tramite il mezzo elettronico.[6] I c.d. ‘fascicoli ibridi’ non esistono ed infatti era disposto il divieto di avere una parte del fascicolo su supporto informatico ed un’altra parte su supporto cartaceo.

Il fascicolo informatico, essendo l’elemento chiave della riforma, doveva essere gestito da istituti amministrativi idonei. Venne così organizzato un sistema di pagamento online per i diritti di cancelleria. Dopo il pagamento, la causa è iscritta al ruolo nazionale e le è attribuito un numero nazionale, qualunque sia il tipo di contenzioso o di giurisdizione.

Phenix non era un sistema meramente utilizzabile all’interno dell’organizzazione giudiziaria ma era anche aperto a soggetti terzi. Tra gli 11.000 utenti c'erano giudici, cancellieri, ufficiali giudiziari e avvocati.[7] Ogni avvocato era fornito di un indirizzo di posta elettronica, tramite il quale si potevano redigere e depositare atti giuridici, usando la firma digitale. La firma digitale è “un particolare metodo crittografico basato su una coppia di chiavi di cifratura per ricondurre un documento informatico al suo autore ed assicurare l’integrità del documento nel tempo.”[8] Tale metodo di autenticazione venne istituito in Belgio con due leggi: una del 20 ottobre 2000 e l'altra del  9 luglio 2001.[9]

3. L’organizzazione di Phenix

Nell’estate del 2001 il Governo decise di fare ricorso ad un azienda specializzata in informatica ed ha così indetto una procedura di appalto pubblico. Sette candidati hanno presentato un’offerta. [10] L’azienda americana Unisys fu selezionata per la realizzazione del progetto, in collaborazione con il Ministero di giustizia (FOD Justitie) ed il Ministero per la tecnologia d’informazione e comunicazione (FEDICT)[11] . Dal primo gennaio 2001 in poi Unisys ha assunto 25 specialisti per lavorare al progetto a tempo pieno, insieme a quelli indicati nello stesso numero dal Ministero di giustizia.

Successivamente venne istituito un gruppo pilota centrale e diversi gruppi di lavoro, con 120 rappresentanti degli utenti, per poter tener conto delle loro critiche ed opinioni. Era stato previsto, inoltre, un sistema Intranet dove gli 11.000 utenti potevano formulare osservazioni. Ogni mese era prevista la pubblicazione di una ‘newsletter’ per tenere tutti al corrente del progresso di Phenix.

Secondo il giornale De Standaard, alla presentazione di Phenix nel 2000 il prezzo dell'ambizioso progetto era stimato di 20 milioni di euro.
Secondo L. ONKELINX, ministro di giustizia della legislatura 2003-2007, i mezzi finanziari ed umani usati per questo progetto erano senza precedenti.
[12]

4. Il declino di Phenix

Il primo problema di Phenix era il ritardo costante dell’ esecuzione del progetto. Le scadenze non venivano rispettate. Ad esempio, nella primavera di 2003 era previsto il ‘try-out’ del sistema nel tribunale di Turnhout, ma in realtà nel 2003 Unisys aveva appena effettivamente iniziato la fase di sviluppo di Phenix. Nel 2005, con due anni di ritardo, venne infine installato il sito pilota a Turnhout. Il secondo problema era rappresentato dagli innumerevoli errori e ‘bugs’ nel software di Phenix. Dopo un fiasco clamoroso con il sito pilota, la società madre di Unisys intervenne proponendo un piano di riparazione. Secondo il nuovo piano, la connessione di tutti i tribunali a Phenix era prevista per 2007. [13]

Il pubblico e il mondo politico non nascondevano più i loro dubbi. Nel 2006 l’opposizione manifestò forti critiche, basate sul continuo ritardo e la mancanza di affidabilità del sistema. Già 12 millioni di euro erano stati investiti nel progetto senza risultati visibili.[14] Il sito web di Phenix, che precedentemente pubblicava ‘newsletter’ con regolarità, non era più stato aggiornato dal  giugno 2006. Il governo si difendeva dicendo che il progetto era ambizioso e più difficile del previsto. Ammetteva che c’erano ritardi, ma assicurava che la situazione era ancora sotto controllo.

In un libro pubblicato nel 2006 c’era ancora chi scriveva con ottimismo: ‘Un bel sogno, diranno alcuni lettori, ma nonostante il progetto Phenix ora sia solo un progetto, fra poco sarà realtà.’[15]

Il progetto purtroppo non è mai diventato realtà. Il 7 marzo 2007 il portavoce del ministro ONKELINX ha annunciato che il governo avrebbe dovuto interrompere il contratto con Unisys, a causa dei ritardi e della scarsa qualità delle prestazioni della società americana. Lo Stato si era già rifiutato di pagare le fatture dal dicembre 2004.[16]

In un messaggio ufficiale per la stampa Unisys dichiarò che vi erano ‘seri inadempimenti da parte del gabinetto del ministro ONKELINX’, ma non si dimostrarono disponibili a fornire spiegazioni più approfondite.[17] Il governo belga ha in seguito citato in giudizio Unisys per ottenere un risarcimento dei danni subiti.

Il governo dichiarò che aveva comunque intenzione di continuare con il progetto per l’informatizzazione della giustizia. Il lavoro riprese con il recupero del ‘vecchio’ software ‘Mammoet’, un'applicazione informatico-giuridica degli anni novanta che non era stata più usata perché ci si era affidati alla creazione del nuovo software del progetto Phenix. Secondo il ministro non è stato tutto inutile: è infatti possibile usare nel nuovo progetto una parte del software e dei server acquistati per Phenix. Anche le conoscenze e le capacità acquisite dai collaboratori sono sicuramente di grande importanza.[18] ‘Mammoet’ presenta lo stesso scopo di Phenix ma la differenza è nell’approccio, un po’ meno illusorio.

Il fallimento del progetto Phenix è considerarsi deplorabile. Già dall'inizio era chiaro che il progetto era molto, forse troppo, ambizioso. Il fallimento del progetto ha certamente insegnato importanti lezioni per il futuro: è stato deciso di lavorare maggiormente su piccola scala (invece di investire energie e risorse in un progetto complesso come Phenix) iniziando dai tribunali di pace e tenendo come ultima la Corte di Cassazione, la cui connessione al sistema è prevista per il 2011 [19]. L’informatizzazione della giustizia è un progetto di grande importanza ed utilità e non dovrebbe dunque essere perso di vista.

 

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[1] De Vuyst, B., Fairchild, A., ‘The Phenix project: a case study of e-justice in Belgium’ in ACM International Proceedings, vol. 156, 2006, p. 327-333 (http://portal.acm.org/citation.cfm?id=1151509; accesso 17/07/09)

[2] Henrotte, J.-F., Phenix et la procédure electronique, Bruxelles, De Boeck et Larcier, 2006, 300 p.

[3] Giornale belga ‘De Standaard’, 11 dicembre 2001

[4] De Vuyst, B., Fairchild, A., ‘The Phenix project: a case study of e-justice in Belgium’, p 330

[5] Buonomo, G., Processo telematico e firma digitale, 2004, Milano, Giuffrè Editore, p. 109

[6] Henrotte, J.-F., Phenix et la procédure electronique, Bruxelles, De Boeck et Larcier, 2006, p. 39

[8] Buonomo, G., Processo telematico e firma digitale, p. 128

[10] De Standaard, 11 dicembre 2001

[12] Henrotte, J.-F., Phenix et la procédure electronique, p. 9

[14] Altri fonti parlano di 11 millioni: Giornale belga ‘De Morgen’, 19 ottobre 2007, http://www.demorgen.be/dm/nl/989/Binnenland/article/detail/47048/2007/10/19/Informatisering-justitie-kost-47-miljoen-euro.dhtml

[15] Henrotte, J.-F., Phenix et la procédure electronique, p. 252.

[16] De Standaard, 8 marzo 2007

[19] De Standaard 16 noveber 2007, intervista con G. LONDERS, presidente della Corte di Cassazione