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Sms del presidente del consiglio: questione di privacy?

Scritto da Romina Ridolfi

A distanza di una settimana dall’invio dell’sms da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ricordava gli orari del voto e di presentarsi ai seggi muniti di tessera elettorale e di documento di riconoscimento, molte sono ancora le polemiche, numerose le proteste e le domande inviate al Garante della Privacy , il quale ancora non si è ufficialmente espresso.

Intanto la Federconsumatori di Bologna ha denunciato la Tim per aver violato il diritto alla privacy degli utenti. Nella denuncia si sostiene altresì che il messaggio, “sottoscritto da soggetto rappresentante una parte politica con l’invito esplicito al voto”, è di natura elettorale e configura “una ulteriore violazione della libertà personale di ogni cittadino”, oltre che “un utilizzo improprio di soldi pubblici”.

La Presidenza del Consiglio ha precisato che si è trattato di una iniziativa, di cui è stato informato il Garante per la Privacy, anonima (nel senso che non si sa quanti e a chi siano stati inviati gli sms) e autorizzata da un decreto del Ministero dell'Interno che ha incaricato i gestori di telefonia mobile ad inviare gli sms.

Infatti con un provvedimento del 12 marzo 2003, in materia di invio di sms per conto di soggetti pubblici, il Garante per la protezione dei dati personali ha individuato le condizioni che permettono agli operatori di telefonia mobile di mandare, in deroga al principio del necessario consenso degli interessati, messaggi dal telefonino “in casi di disastri e calamità naturali” e “per ragioni di ordine pubblico, igiene e sanità pubblica”.

Nel caso di specie pare che con l’invio dei messaggini si siano voluti evitare problemi di ordine pubblico a causa di una errata o non sufficiente conoscenza delle modalità di voto. Opinione non condivisa da molti: c’è, infatti, chi parla di abuso di atti d’ufficio e di vero e proprio reato per la violazione della privacy.

E’ auspicabile una pronuncia definitiva da parte del Garante.