Ordini professionali e privacy

Il Garante della Privacy, su sollecitazione del Consiglio nazionale degli ingegneri e di un Ordine dei notai, ha ribadito che l’Ordine può, senza per questo incorrere nella violazione della legge sulla privacy, divulgare i procedimenti disciplinari che riguardano i propri iscritti.

Il problema, già affrontato in passato dal Garante, è stato ora esaminato anche alla luce del nuovo Codice della Privacy, entrato in vigore all’inizio dell’anno.

Uno dei primi interventi del Garante in materia si riferiva ad un avvocato che era stato temporaneamente sospeso dall’esercizio della professione. In quell’occasione il Consiglio dell’Ordine ne diede notizia sia affiggendo il provvedimento in bacheca, sia pubblicandolo sulla rivista di categoria.

L’Authority allora sottolineò che la legge sulla privacy (la 675/96, sostituita adesso dal Codice) non aveva modificato il regime della pubblicità degli atti degli Albi professionali.

Con maggior forza l’articolo 61 del Codice della privacy prevede ora espressamente che fra i dati inseriti nell’Albo e che il Consiglio dell’Ordine può diffondere, anche attraverso mezzi elettronici, a soggetti pubblici e privati, ci siano i provvedimenti che “dispongono la sospensione o che incidono sull’esercizio della professione”. Si tratta infatti di un principio di trasparenza imprescindibile per garantire oltretutto i clienti dei professionisti.

Sul fronte delle iscrizioni ipotecarie inoltre il Garante ha affermato che non è possibile cancellare i dati estratti dai registri pubblici, anche se quelle informazioni siano gestite da una società privata.

Tali informazioni infatti, in quanto pubbliche, possono essere trattate anche senza il consenso degli interessati, purché i dati siano aggiornati, secondo il disposto dell’art. 24, comma 1, lett. c) del Codice.

Calzante è il caso di una persona a carico della quale era iscritta un’ipoteca, poi cancellata, che ritenedosi leso dalle informazioni desunte dal Fisco in quanto potevano pregiudicargli nuovi finanziamenti, ha chiesto alla società di eliminarle. La risposta del Garante a questo proposito è stata negativa, ritenendo infondata questa richiesta.