Il WTO diviso sui brevetti farmaceutici

E' ormai battaglia aperta all'interno del Wto sul problema dei brevetti sui farmaci considerati essenziali per la lotta alle gravi malattie epidemiche come l'AIDS, la malaria e la tubercolosi. Il problema è connesso agli Accordi sui diritti di proprietà intellettuale (Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights - Trips), sottoscritti nel 1994, contestualmente alla costituzione dell'Omc. In base a questi accordi, ogni Paese è autorizzato, in caso di crisi sanitaria, a produrre in proprio i farmaci necessari, attraverso il meccanismo della "licenza obbligatoria", che dispensa dal pagamento delle royalties, purché i medicinali siano utilizzati prevalentemente al proprio interno. Quindi, questi farmaci generici, a basso costo, non possono essere venduti proprio ai Paesi più poveri, privi di una capacità produttiva locale, anche se si trovano in emergenza sanitaria.

Un paradosso evidente, cui i Paesi aderenti all'Omc si erano impegnati a trovare una soluzione entro la fine del 2002. Infatti, nell'ultima conferenza ministeriale svoltasi a Doha, in Quatar, nel novembre 2001, i Paesi aderenti all'Omc hanno sottoscritto una dichiarazione sui diritti di proprietà intellettuale e la sanità pubblica, sancendo la priorità di quest'ultima e stabilendo che "l'accordo sulla proprietà intellettuale può e deve essere interpretato ed applicato in un senso che favorisca il diritto dei Paesi membri dell'Omc a proteggere la loro salute pubblica e, in particolare, a promuovere l'accesso ai farmaci essenziali".

Mentre, quindi, i paesi del terzo e quarto mondo premono per non riconoscere nei loro mercati i brevetti sui farmaci essenziali, le grandi case produttrici (statunitensi soprattutto) temono che da ciò possa derivare un "mercato di ritorno", ossia la rivendita a basso costo, da parte dei paesi poveri, dei farmaci sui quali non sono state pagate le royalties.

L'Unione Europea il 25 Marzo ha proposto un sistema di controllo alle frontiere della Comunità per garantire i produttori contro questo rischio, ma si è limitata a chiedere in cambio sconti di prezzi riferiti ai margini di profitto praticati nei paesi "ricchi" dell'OCSE. Margini che ovviamente sono esageratamente più alti rispetto a quelli dei paesi poveri, e che quindi rendono gli sconti di prezzo sostanzialmente inutili proprio per questi paesi.

Occorre sicuramente una soluzione più razionale, basata su di un accordo consapevole tra società produttrici, che dovrebbero praticare sconti di prezzo proporzionali alle condizioni economiche dei paesi bisognosi, e gli stessi paesi del terzo e quarto mondo, i quali dovrebbero impegnarsi a rispettare la disciplina del brevetto, soprattutto nella parte riguardante la distribuzione e la produzione dei prodotti farmaceutici. Questa soluzione eserciterebbe sui produttori di farmaci, inoltre, una forte "moral suasion" sia ad assicurare prodotti qualitativamente identici a quelli venduti nei paesi ricchi, sia ad assicurare professionalità ed efficacia nella loro somministrazione.

Le discussioni dovrebbero riprendere in estate, quando forse ci sarà una nuova conferenza. Nel frattempo rimangono forti le divisioni all'interno del Wto, con i paesi africani che urlano e gridano allo scandalo contro Washington ("Questo è una nuova apartheid"), l'Unione europea che cerca di mediare, alcuni paesi, come India e Brasile, che sbattono la porta e se ne vanno, mentre le organizzazioni umanitarie, come "Oxfam" e "Medici Senza Frontiere", lanciano accuse e minacciano azioni clamorose.