Giudice di Pace di Napoli: Sentenza "antispamming"

Scritto da Romina Ridolfi

E’ recentissima, e di enorme importanza, come precedente giuridico la sentenza di un Giudice di Pace di Napoli, con cui è stata riconosciuta l’esistenza di un diritto al risarcimento per danno da spamming causato da una società produttrice di articoli sportivi.

Finalmente si è stabilito che lo spamming, ovvero il bombardamento di messaggi indesiderati di posta elettronica, provoca un danno economico risarcibile e giuridicamente rilevante.

Il Giudice di Napoli ha imposto, infatti, un risarcimento danni di mille euro, oltre alle spese legali ed alla pena accessoria della pubblicazione della condanna sui maggiori quotidiani e settimanali italiani.

Sotto accusa una email di pubblicità indesiderata inviata ad una mailing list di un migliaio di persone vittime di una illegittima intrusione nella loro sfera privata, tra le quali anche l’avvocato Angelo Pisani del movimento “Noi consumatori”, che ha intentato la causa contro l’azienda.

Nelle motivazioni della sentenza il Giudice ha affermato che “i messaggi pubblicitari di posta elettronica non richiesti e non preventivamente autorizzati rappresentano una violazione della legge sulla privacy e la società che li invia deve rispondere del comportamento illecito dei propri dipendenti”.

Si è inoltre precisato che l’invio di posta indesiderata è illegittimo sotto due profili: “da un lato per la scorrettezza e la illiceità del trattamento dei dati personali e dall’altro perché provoca una illegittima intrusione nella sfera privata del soggetto destinatario, e ciò costituisce una lesione della sua riservatezza, come stabilito anche dal Garante per la Privacy”. Per queste ragioni il Giudice ha risarcito “in via equitativa il danno patrimoniale e il danno morale”.

La sentenza non ha fatto altro che anticipare, con una tutela giurisdizionale, i filtri che le società informatiche stanno in continuazione studiando per combattere lo spamming.

Si ricorda inoltre che la normativa sulla privacy non permette di utilizzare indirizzi di posta elettronica per inviare messaggi indesiderati a scopo promozionale o pubblicitario anche quando si omette di indicare in modo chiaro il mittente del messaggio e l'indirizzo fisico presso il quale i destinatari possono rivolgersi per chiedere che i propri dati personali non vengano più usati.

 

Approfondimenti sul Web

Il testo della sentenza ( http://www.dirittoegiustizia.it/ )
Per ora il testo della sentenza si trova (a pagamento) sul sito di "Diritto e Giustizia)

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